Iran: turning point di Trump

Come sapete il vostro caro scrivente è da anni convinto che le mosse dell’Iran in Medio Oriente siano un grosso, grossissimo problema. Ed è per questo che in questo primo mese del 2020 ho molto apprezzato la fermezza e l’efficacia dell’azione del Presidente Americano Trump su un argomento così scottante. Occorreva da molto tempo segnare il passo in direzione opposta a quanto stava accadendo. E fino alla fine del vecchio anno era sembrato che sarebbe stata necessaria la forza per cambiare verso alla situazione. Ma ciò che è successo dall’uccisione del generale Soleimani in poi ha rappresentato tutto questo e in un anno elettorale questo aspetto vale doppio.

Da destra Abu Mahdi al-Muhandes e Qasem Soleimani.

Perchè ci vuole fermezza con l’Iran

Il regime degli Ayatollah iraniani non gode ormai da anni di ottima salute. Le difficoltà economiche interne hanno progressivamente schiacciato la classe media del paese ed eroso in maniera assai tangibile il potere d’acquisto. Inoltre, a causa delle sanzioni, l’estrazione di petrolio è limitata dalla componentistica degli impianti ormai vecchia e dalla mancanza di parti di ricambio. Questo oltre agli stessi limiti sulla vendita che impediscono di introitare denaro ai Pasdaran, le guardie della rivoluzione fedeli all’autorità religiosa.

Continua a leggere

5 stelle cinesi

Dopo queste ultime giornate all’insegna del benvenuto a XiJinping abbiamo capito che se da una parte abbiamo il PD, prono e servile agli interessi di Francia e Germania, dall’altra abbiamo un M5S (5 stelle cinesi direi) che tranquillamente guarda alla Cina come modello di riferimento per il capitalismo di stato.
Il primo passo di uno spostamento geopolitico più che rilevante, proprio nel momento in cui Trump cerca in tutti i modi di fermare o almeno stemperare le prepotenze mercantiliste del dragone asiatico.

In poche parole abbiamo:
1) aperto le porte ad una potenza straniera, con mire egemoniche, che non ha alcun rispetto vero nei confronti di libertà politiche e civili.
2) indispettito e offeso un alleato storico, gli USA, che per 70 anni ci ha permesso di risparmiare decine e decine di miliardi di costi per la difesa tramite la NATO.
3) fatto il primo passo per permettere ai cinesi di inondare ancor più facilmente e aggressivamente il nostro mercato interno da prodotti di aziende sussidiate e di stato che non hanno alcun rispetto per la forza lavoro. In una parola sola: dumping.

Devastante. In prospettiva potenzialmente letale. Su questo, più che sulla TAV, spero che Salvini si renda conto, se mai ne avesse bisogno, che governare 5 anni con questi qua sarebbe la fine.
Al paese serve un Centrodestra Liberale, Conservatore, Federalista e quindi Atlantico in politica estera. Liberista in economia, Europeista nel senso occidentale del termine.

Ma la vera questione è che il lavoro preparatorio per questo sciagurato accordo con i cinesi viene da lontano. Leggere questo articolo di Federico Punzi su Atlantico Quotidiano per rendersene conto e di nuovo. Grazie PD. Grazie 5 stelle cinesi.
http://www.atlanticoquotidiano.it/…/litalia-rischia-di-pag…/

Midterm 2018: un voto che rafforza Trump

Il Presidente Donald Trump.

Trump vince di fatto le elezioni di Midterm, portandosi a casa un risultato importante. Contrariamente a quanto si aspettavano (e speravano) tutti i media liberal, la famosa “blue wave” non c’è stata. L’onda di eletti Dem che avrebbe dovuto neutralizzare la seconda parte della Presidenza Trump è stata a malapena un increspatura. C’è stato invece al Senato il risultato opposto, accaduto solo 5 volte dalla nascita della Costituzione a stelle e strisce. I Repubblicani hanno infatti guadagnato ben 5 Senatori e tutti di area vicina al Presidente. Importanti vittorie anche in Florida e Georgia, dove i candidati vicini a Trump hanno prevalso sconfiggendo i dirimpettai Dem.

Economia

Come sapete, all’inizio avevo una pessima opinione dell’attuale Presidente ma un giudizio oggettivo deve basarsi sui fatti. Devo riconoscere di essere stato personalmente stupito dal Tychoon, in diversi aspetti. E’ riuscito, anche grazie alla pressione del Partito Repubblicano, in particolare dell’ala che gli è ancora avversa, a sintetizzare bene le sue posizioni con le idee di fondo del GOP.

Ne è emersa una politica sia liberista da un lato, sia “protezionistica” dall’altro. Ma non si tratta di un protezionismo fine a se stesso, bensì volto al fine di rinnovare e rivedere trattati internazionali sfavorevoli: il risultato di tutto questo è stato un impatto più che positivo su un economia che da anni non cresceva così tanto. Il grosso degli effetti dell’azione del Presidente si inizieranno a vedere nei prossimi anni, probabilmente dal 2020 in poi. Già adesso sono comunque evidenti i primi effetti positivi, specie in termini di fiducia da parte dei consumatori e crescita complessiva che l’economia USA registrerà quest’anno.

Mondo

A questo vanno aggiunti i risultati in politica estera. Già la distensione con la Nord Corea varrebbe da sola un punto magistrale per un Presidente che cercherà tra non molto la rielezione. Aggiungiamoci anche la promessa mantenuta sulla revoca dell’accordo con l’Iran e il riallaccio dei rapporti con l’Arabia Saudita e soprattutto Israele che adesso sa di avere un alleato sicuro e affidabile dall’altra parte dell’oceano. Toste le partite con Russia e Cina, specialmente in Siria e Mar Cinese Meridionale, sfide che andranno avanti a lungo. Ma i metodi utilizzati proprio con la Corea del Nord lasciano intendere che Trump alzi la posta per costringere il proprio avversario a mostrare le carte e trovare un accordo.

Immigrazione

Solidità assoluta sull’immigrazione, argomento spinoso ma che sta riuscendo a maneggiare con destrezza. La vicenza della carovana di migranti dall’Honduras ha giocato a suo favore, dato che è diventata l’occasione per rinnovare uno dei suoi più noti cavalli di battaglia: il muro al confine con il Messico. Per intendersi, a me i muri non piacciono: si tratta di una difesa statica che può essere elusa o aggirata e non risolve il problema a monte. Vero è anche che per la maggior parte della popolazione rappresenta almeno un baluardo sicuro contro un fenomeno che l’America deve affrontare ormai da diversi decenni. Di conseguenza la strategia può pagare in termini elettorali e così infatti è stato. Gira voce tra l’altro che la carovana sia stata organizzata e incoraggiata da ONG vicine a Soros. Manna dal cielo per un Trump a caccia di voti in vista delle elezioni.

Strada in discesa

Tutto questo rappresenta per il Presidente un risultato notevole. Aveva contro tutti, esattamente come 2 anni fa, ma proprio per questo suona ancor più incredibile un risultato che lo vede addirittura avanzare al Senato. Alla Camera invece si registra si un arretramento dei Repubblicani ma piuttosto limitato e di facile gestione, specie se sarà confermata come Speaker Nancy Pelosi. Considerando che di solito il Presidente in carica “perde” le elezioni di metà mandato, si può concludere che questo giro elettorale sia stato una vittoria politica chiara. E se si fa il confronto con molti dei Presidenti del passato recente si ottiene un’altra conferma, vedere alle voci Clinton, Obama e Bush.

Adesso inizia la corsa per il 2020 ma Trump potrà andare per la sua strada a testa alta e sarà difficile per i Dem opporre avversari all’altezza. In questo momento infatti, va molto in voga da quelle parti l’idea folle e superata del “Socialismo” perfettamente incarnata da Sanders e dalla isterica Ocasio-Cortez. Un idea che noi Europei conosciamo bene, specie negli aspetti più negativi. Il GOP potrà dunque, tra due anni, facilmente erodere al centro l’elettorato Democratico e ottenere una nuova e probabilmente ancor più larga vittoria. Naturalmente a patto di continuare su questa strada.