La polemica di oggi sulla “Flat Tax” è il segno del grande equivoco che si è creato negli anni sulla questione tasse. La verità è che tutti i partiti si sono divertiti a raccontare fantomatici abbassamenti della pressione fiscale senza poi realizzare gran che.Vi ricorderete ad esempio i tagli praticamente nulli del governo Berlusconi 2 nel 2004, oppure altri piccolissimi interventi qua e la ma senza che nulla nella sostanza cambiasse.
Adesso scoppiano sterili polemiche su “quando” la “dual tax” penta-leghista al 15 e 20% sui redditi personali dovrebbe partire e fanno ridere sia i proponenti che i critici.
Ovviamente sarei ben contento di una diminuzione della tassazione ma ecco dove casca l’asino: le coperture. In campagna elettorale nessuno le ha indicate, al limite solo parzialmente e senza mai scendere nel merito. Perché questo? Perché c’è un solo modo di diminuire davvero le tasse, ovvero tagliare la spesa pubblica. E attenti, non parlo di limature, ma di tagli massicci.
Numeri
Nel 2017 il nostro PIL complessivo è stato pari a 1581 miliardi di €, mentre la spesa pubblica è stata di circa 830 miliardi, ovvero il 52,5% del PIL. Tanto per fare un confronto, nello stesso anno il Regno Unito ha avuto un PIL di 2260 miliardi di € a fronte di una spesa pubblica di 691 miliardi ovvero il 30,6%. Fate voi i confronti ed eventuali commenti ma i dati sono inequivocabili, un altro modello di finanza pubblica è possibile. E aggiungete anche che la popolazione del Regno Unito è anche di poco superiore alla nostra (65 milioni contro i nostri 60) e che sua maestà spende il 5% di quella spesa, ovvero 34 miliardi nella 5° forza militare del mondo.
Come hanno raggiunto questi risultati gli amici Inglesi? Andatevi a rivedere il tipo di riforme degli anni 80 della Thatcher: si basavano proprio su di un forte taglio della spesa pubblica, tagli che a volte erano diretti, altre volte erano liberalizzazioni, altre volte ancora privatizzazioni. La “Cool Britain” che qualcuno di voi conosce, la Gran Bretagna di oggi, è fondamentalmente il risultato di quelle riforme, ulteriormente perfezionate negli anni dai governi che si sono succeduti.
Sarebbe bene prendere esempio e imparare da chi ha saputo fare molto meglio di noi, invece di fare proclami sterili dall’una e dall’altra parte.