E’ notizia di oggi che l’Unione Europea ha inflitto una pesantissima “multa”, che poi multa non è, alla Apple, la mitica società di Tim Cook fondata negli anni 70 da Steve Jobs, colpevole di aver fatto pagare troppe poche tasse alla Apple dal 2007 ad oggi.
#EU How can you treat Irish #TaxationRules as state aid? Who decide the right level of taxation? You? Or maybe Irish government?
— Diego Banti (@DiegoBanti) 30 agosto 2016
Molti i tweet di giubilo per questa notizia ma in tutta onestà non concordo, anzi. Sebbene non sia particolarmente contento che Apple paghi così poco, è altrettanto vero che questo caso genera come minimo qualche perplessità.
3 domande
- Innanzitutto non capisco come si possa fare a definire un certo livello di tassazione un “aiuto di stato”, espressione che in realtà dovrebbe corrispondere ad incentivi, prestiti ad hoc, o regole palesemente fatte apposta per un’azienda specifica. Nel caso attuale invece non si tratterebbe di nessuna di queste situazioni, bensì Apple si sarebbe semplicemente avvantaggiata di norme varate quasi 20 anni fa per favorire l’innovazione in generale e gli investimenti delle multinazionali Hi-Tech in Irlanda.
- Chi decide qual’è un livello di tassazione accettabile? La Vestager? La UE? Non credo proprio. La Vestager è solo un “Commissario”, la UE non ha autonomia impositiva, cioè non può effettuare direttamente una tassazione. Dunque chi stabilisce regole di questo tipo? Gli stati nazionali. E fintanto che la situazione rimarrà questa la UE dovrebbe guardarsi bene da sparare affermazioni e multe come quelle annunciate dalla signora.
- E’ lecito che la UE si metta ad impicciarsi fino a questo punto della tassazione degli stati? L’Irlanda ha infatti presentato ricorso, proprio perché si tratta di fatto di una intromissione in questioni che non riguardano la UE, non finché l’unione non si doterà di una costituzione e di leggi fiscali che diano un ordinamento chiaro a tutta l’Europa.
Insomma, siamo di fronte all’ennesimo abuso dell’UE. Non paghi dei danni fatti fino ad oggi e incuranti di tutti i segnali di disgregazione dell’Unione, Brexit in primis, si continua a danneggiare chi produce e crea ricchezza.