Inizia l’era di Donald Trump

Reazioni a caldo dopo il discorso di Trump, ma prima una premessa: ancora grande apprezzamento per l’ex Presidente George W. Bush. Evidentemente ha lasciato un segno molto più positivo di quanto i media main stream vorrebbero far credere. Francamente non mi fido assolutamente dei sondaggi sul consenso al Presidente. I sondaggi non hanno azzeccato una mazza del risultato elettorale, figuriamoci se ci prendono col consenso al presidente. Dubito quindi che il consenso ad Obama sia così alto come ci raccontano, così come dubito che fosse così basso quello di Bush il 20 gennaio 2009.

Donald Trump.

Donald Trump giura da 45° Presidente degli Stati Uniti.

Detto questo: ho ascoltato il discorso in lingua originale, giusto per avere il metro esatto delle sue parole. Del resto avevo seguito i dibattiti delle primarie in Inglese, quindi mi sembrava giusto chiudere il cerchio.

Cosa va

  1. Il richiamo all’identità dei popoli. L’America è un paese per storia e vocazione multiculturale, quindi il richiamo è da interpretare soprattutto in chiave anticlandestini. E’ positivo che a Trump interessi l’identità di tutti i popoli e da Europeo mi fa piacere.
  2. Lotta al #terrorismo: il vero pericolo, da affrontare con tutte le energie e le forze. Amicizia con tutti i paesi di buona volontà, senza preclusioni.
  3. Il richiamo al valore dell’America. Dopo 8 anni è il momento di resuscitare l’orgoglio Americano. Sarà un impresa complessa da tradurre in realtà e dipenderà dall’insieme delle politiche messe in campo. Ma è davvero difficile fare peggio di Obama, quindi possiamo sperare.

Cosa non va

  1. Protezionismo is not the way: dalla globalizzazione non si torna indietro, è un fenomeno inevitabile e troppo grande per essere ignorato o evitato. Va affrontato di petto e cavalcato per ottenerne il massimo. In questo senso mi sarei fidato molto di più delle ricette di #MarcoRubio, #JebBush e #TedCruz. Ma il Presidente ora è lui e quindi devo sperare di avere torto.
  2. Isolazionismo in politica estera: nessun riferimento a #Israele, anche se implicitamente con la lotta al terrorismo si intende una certa vicinanza allo stato ebraico. Che gli altri paesi #alleati degli USA possano fare di più è certo ma bisogna cercare un punto d’equilibrio. Non mi sento tranquillo, specie per la #NATO.
  3. Realismo: Trump ha fatto riferimento alla ricostruzione di strade, ponti, ferrovie, ecc… Ha anche detto di voler tagliare le tasse e rinforzare di nuovo le forze armate. Il deficit federale dopo 8 anni di disastri Dem è parecchio sfondato e il debito pubblico è quasi al 100% del PIL USA: continua a non essere chiaro come farà a realizzare tutta questa roba.

Impressione finale

Nel complesso è sembrato più un discorso da campagna elettorale che non da insediamento alla presidenza, quindi non bello. Altra stoffa e altro carisma aveva Reagan (mi sono riguardato il discorso inaugurale qualche giorno fa su Youtube, vi consiglio di rivederlo). Comunque sono positivi i riferimenti all’unità e al valore del popolo Americano.

La palla adesso sta a lui.

Donald, stupiscimi!

Speranze post Renziane

Matteo Renzi.

Renzi pronuncia il discorso delle dimissioni osservato dalla moglie Agnese.

Ho aspettato qualche giorno a scrivere, giusto per farmi un idea di quello a cui stiamo andando incontro dopo la vittoria del No al Referendum Costituzionale.
Lasciate che vi dica che il sottoscritto è personalmente molto soddisfatto di come sono andate le cose e del risultato sia nazionale che locale. Questa riforma non aveva ne capo ne coda, era scritta con i piedi e si meritava una sonora bocciatura. E così è stato. E adesso sono d’obbligo, prima di proseguire nei dibattiti e nelle polemiche post-voto e pre-nuovo-governo, alcune considerazioni indispensabili.

L’arroganza di voler fare da solo

E’ evidente, spero una volta per tutte, che le regole del gioco non le può cambiare un solo partito o peggio ancora un solo governo. Le regole del gioco si cambiano insieme, o almeno con una larghissima maggioranza che sia d’accordo sulle modifiche da apportare, possibilmente ideate in un contesto atto a questo scopo. I parlamenti degli ultimi anni hanno prodotto ben pochi risultati, dunque rilancio l’idea di Maurizio Bianconi di una nuova Assemblea Costituente per definire finalmente un testo Costituzionale del 21° secolo.

La necessità di cambiare

Il NO al referendum non cancella assolutamente la necessità di modifiche alla costituzione. Ho votato convintamente NO perché ritenevo che le modifiche proposte non solo non risolvessero i problemi ma anzi, semmai rischiavano di aggravarli seriamente. Tutto questo implica però che la futura e vera riforma dovrà prendere di petto e affrontare con decisione tutti i punti critici dell’attuale testo. Un sistema di governo (parlamentare o presidenziale), la forma di stato (federale o no), i principi fondamentali (si, sono da rivedere anche quelli), l’assetto giuridico (fondamentale la separazione delle carriere) e assetto del parlamento.

Chi vi scrive è un Presidenzialista convinto, favorevole ad un certo grado di Federalismo. Ritiengo che per l’Italia, sia sufficiente una sola camera, poiché non siamo un insieme di stati, ma una sola nazione e dai noi le regioni hanno comunque un ruolo non trascurabile in ogni caso. 2 Camere che fanno le stesse cose non hanno senso.

E’ altrettanto evidente dal contesto in cui ci troviamo che le decisioni che prendiamo per il nostro paese dipendono inevitabilmente anche dai fattori esterni. Per come la vede il vostro Diego, l’isolazionismo è inattuabile oggi e lo sarà ancor meno domani. Facciamo inevitabilmente parte di un contesto più grande, Europa, Occidente, NATO, Nazioni Unite, Mondo, cui non possiamo assolutamente sottrarci, pena il crollo e il declino definitivo del nostro paese. Una riforma dovrà quindi tenere conto che non tutte le decisioni stanno più alla nostra sola sovranità, anche se ritengo giusto che l’Italia abbia sempre l’ultima parola sull’applicazione di regole, trattati e direttive comunitarie e non.

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No a Renzi e No al Peggio

Matteo Renzi.

Matteo Renzi in campagna elettorale per il SI. Alle Corallaie, Livorno.

Matteo Renzi viene a Livorno a fare propaganda e io ribadisco la mia posizione: NO! Sono tra coloro che credono fortemente che la costituzione vada pesantemente modificata o addirittura sostituita con un testo più moderno ma un conto, e qui cito Maurizio Bianconi, è “mettere il cesso in salotto”, un altro è “ristrutturare e ampliare come di deve la casa”. La Riforma Renzi-Boschi è il cesso in salotto! Perché?

Metodo

Nel 2006, l’allora Unione, lo schieramento di centro-sinistra, scelse di dire No alla riforma costituzionale voluta da quella che era “La Casa delle Libertà”. Tra le motivazioni, il metodo: la riforma fu approvata a maggioranza, senza il consenso dell’opposizione. Le regole del gioco si scrivono insieme, quindi sarebbe stato opportuno un largo consenso fin dall’inizio. La Riforma Renzi-Boschi non è stata approvata diversamente, con la pesante aggravante che questo governo non è stato eletto da nessuno!

Merito

Di ragioni ce ne sono un sacco, il lavoro del professor Alfonso Celotto è completo sull’argomento e invito a leggero. Vi dirò la cosa che mi sta più a cuore di una possibile riforma costituzionale e che in questa non c’è. Se vogliamo dare reale stabilità ai nostri governi, non c’è altra scelta che passare ad un sistema che ne elegga direttamente il capo, o comunque ne sleghi la permanenza dalla volontà del parlamento. Sia chiaro: l’equilibrio democratico deve essere sempre garantito e ci sono sistemi di governo che permettono sia l’uno che l’altro. Si può parlare di Premierato Forte, di Semi-Presidenzialismo o di Presidenzialismo ma è del tutto evidente che il Parlamentarismo va abbandonato, specie nella pessima versione Italiana del Bicameralismo Perfetto.
La riforma voluta da questo governo, non risolve assolutamente il problema, anzi lo aggrava molto, sia dal punto di vista delle procedure (si parla di almeno 7/8 metodi diversi di approvazione delle leggi contro l’unico metodo attuale) che della democraticità del processo di formazione delle leggi che con un Senato di nominati non può che crollare. Inoltre lo stesso senato continuerà ad occuparsi di circa 80% della produzione legislativa, quindi di fatto saremo agli stessi livelli di adesso, se non peggio.

Efficacia

I Senatori sono dei nominati tra Consiglieri Regionali e Sindaci. Sommano questo lavoro a quello che hanno già, solo che non vengono pagati. Bene. Vi immaginate quanta voglia avrà questa gente di lavorare e fare bene il proprio “secondo lavoro”? Semplicemente non l’avrà. Il risultato è che mancherebbe molto spesso il numero legale per le attività dell’aula con conseguenti rinvii e ritardi. E dato che come dicevamo prima la stragrande maggioranza delle leggi continuerà a passare dal Senato, ecco che la pastoia invece di diminuire si gonfierà enormemente.

Ma soprattutto, non è vero che “ora o mai più”! Si tratta solo di farla con il metodo giusto, tutti insieme, e affrontare i problemi reali.