Rifiuti Zero

Rifiuti Zero
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Subito dopo aver letto il libro di Cottarelli sulla Spesa Pubblica mi sono cimentato nella lettura di questo piccolo volume. 220 venti pagine ma scritte in maniera semplice, relativamente poco tecnica e per di più in caratteri relativamente grandini. Un libro che è tanto semplice quanto importante da leggere perché ci da una visione corretta di come dovrebbe essere una buona gestione dei rifiuti nel 21° secolo.

Non tutto nel libro mi convince al 100%. Ma i punti in cui mi trovo in disaccordo sono perlopiù sfumature rispetto a quanto Rossano Ercolini afferma. Il motivo principale che mi ha spinto a leggerlo è la “missione”, che nel mio piccolo mi sono dato, di portare una migliore concezione delle politiche ambientali nell’ambito del mondo del Centrodestra italiano. Il tutto seguendo un approccio liberale e liberista ai problemi climatici, e alla gestione del territorio e dei rifiuti. In questo libro, posso dirlo con convinzione, non c’è nessun preconcetto verso il mondo dell’impresa. Dunque è una lettura che consiglio a qualunque militante della nostra area politica o anche a comuni cittadini che vogliono comprendere meglio la problematica e le possibili soluzioni.

Le sfumature

Non sono a dire il vero molti i punti in cui mi trovo in disaccordo con Ercolini. Il più meritevole di menzione è la questione del “Porta a Porta”, PaP per gli amici. Il metodo in questione, quando si parla di raccolta dei rifiuti, è sicuramente il più efficace: il cittadino viene “controllato” al momento della raccolta e vengono subito rilevate incongruenze nel conferimento nei “sacchetti”. Di fatto diventa necessario per ogni individuo imparare a differenziare correttamente il rifiuto. Inoltre non è più possibile l’abbandono selvaggio di materiale alieno ai cassonetti (che non ci sono più). Questo porta di conseguenza a raggiungere in poco tempo percentuali di raccolta differenziata molto più alte rispetto alla media dei comuni italiani.

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La Lista Della Spesa

Spesa Pubblica
Il libro di Cottarelli sulla Spesa Pubblica italiana. Qui il link su Amazon per acquistarlo.

L’estate è sempre, per quanto mi riguarda, momento più che opportuno per rilassarsi in spiaggia e all’ombra dell’ombrellone nutrire la mente con uno o più libri. Nel corso delle mie ultime ferie sono finalmente a terminare la lettura di uno dei libri per me di maggior appeal ma che dovrebbe essere di lettura obbligata anche per i nostri amministratori pubblici. Sto parlando di “La Lista della Spesa” di Carlo Cottarelli, ex commissario della Spending Review sotto i governi Letta e Renzi. Il libro tratta lo scottante ed enorme argomento della spesa pubblica e le ma mia battuta sulla lettura obbligata è la stessa presente nella prefazione del libro, scritta da Sabino Cassese.

Già leggendo la prefazione e più ancora l’introduzione si capisce subito la risposta alla domanda presente ormai nel dibattito pubblico da 25 anni.

Si può tagliare la spesa pubblica?

La risposta è, come molti di noi immaginano, è assolutamente si! Cottarelli ci chiarisce da subito dove si trovano, all’interno del bilancio, le aree in cui scavare e ottimizzare e che sono ovviamente parecchie. La stima dei risparmi possibili, semplicemente oliando i meccanismi esistenti si aggira su alcune decine di miliardi di € l’anno. Non vi dico quanti perché non voglio togliervi la “suspance” ma sono comunque un discreto numero.

Ma più di ogni altro aspetto, Cottarelli ci chiarisce che il taglio della spesa pubblica è si una questione tecnica cui bisogna prestare attenzione, ma è soprattutto una questione di volontà politica. La raccomandazione è quella di agire con un bisturi, perché il paziente Italia è delicato, ma comunque con decisione. E’ necessario infatti definire cosa deve fare lo stato e come deve farlo. In altre parole, definire una politica amministrativa ed economica che abbia degli obbiettivi chiari di spesa (o non spesa). Da questi dipenderà di conseguenza il livello di debito pubblico e di pressione fiscale.

La volontà necessaria

Cottarelli rimane neutrale a livello di indicazioni politiche. Pur avendo fatto parte dei governi Letta e Renzi non risparmia alcune piccole, quasi impercettibili, frecciate nei confronti dell’ambiente ministeriale trovato. La spesa pubblica in Italia, si sa, è cronica. E’ da sempre causa di mangiatoie, nomine personalistiche, sprechi interessati, compravendita di voti, pensioni facili. In questi anni l’opinione pubblica ha sentito molto il bisogno di efficienza ma la classe politica che è stata chiamata a rispondere non ha saputo farlo. Il debito pubblico è oggi a livelli record e la spesa è comunque aumentata e non diminuita.

Il viaggio proposto da questo libro apre interessantissime prospettive perché mostra una realtà cruda ma in cui c’è spazio per essere ottimisti, ovviamente riguardo la riduzione della spesa pubblica. Si può fare. Ma inevitabilmente, come già ribadito più volte anche su questo blog in occasione di manovre economiche passate, serve la volontà di farlo. Una volontà ferrea. E una preparazione sulla materia quasi altrettanto forte.

Ridurre la spesa pubblica è necessario, ma la classe politica Italiana non solo non ci sente. Anzi, proprio in questi giorni assistiamo alla nascita del governo più statalista della storia della Repubblica, un governo che non potrà che peggiorare le cose e che speriamo duri il meno possibile.

Cottarelli ci indica la strada, a noi non resta che imboccarla con decisione. Speriamo al più presto.

Come la Sabbia di Herat

Chiara Giannini e il sottoscritto.
A sinistra Chiara Giannini, a destra il sottoscritto.

Questo libro è diverso dagli altri che leggo normalmente. Qui si parla di Guerra (in Afghanistan e non solo) ma non nel modo che ci si può aspettare da altri libri su questo argomento. Si parla di guerra interiore, tra quella parte di noi stessi che in preda alle difficoltà vorrebbe mollare tutto e lasciarsi andare e l’altra parte che per orgoglio, rabbia e istinto ci spinge a reagire ed andare avanti, nonostante le difficoltà, nonostante tutto. Ed è per me più difficile del solito dire cosa mi lascia questo libro, anche se posso sicuramente affermare che provo un certo senso di rassicurazione leggendo il modo in cui Chiara Giannini, l’autrice del libro, ha affrontato le numerosissime sfide della sua vita.

Invidio molto Chiara per l’enorme forza d’animo che ha, anche perché non sono sicuro di poter dire altrettanto per me (e forse è meglio che siano altri a dirlo per me). Mi accontenterei di averne almeno una piccola frazione. E non posso paragonarmi a lei. Finora infatti, non ho affrontato sfide come quelle vissute da Chiara. Non ho quindi il “metro” per poter fare paragoni di questo genere e chissà se lo avrò in futuro.Ma vorrei tentare di eguagliare quel livello di caparbietà, coraggio e fermezza che in certi passaggi del libro trasudano dalle sue parole.

Il libro, l’Afghanistan, il Nord Africa

Come la sabbia di Herat (Afghanistan)

Come la Sabbia di Herat è un racconto di tante storie particolari e che legano Chiara alle vite di numerose altre persone di grande valore. In primis i ragazzi deceduti in Afghanistan, in seconda battuta (ma non meno importanti) le numerose storie di colleghi, amici e parenti che hanno segnato con la loro morte o con la loro vita quella dell’autrice del libro. E si capisce, leggendole, perché.

Il libro tocca anche molti momenti professionali di Chiara, momenti in cui ha anche letteralmente rischiato la vita. Grazie a questi racconti si apprendono anche delle verità importanti su quella che è la realtà dell’Afghanistan e del Nord Africa di oggi. Nel paese che era dei Talebani è ancora vivo e vegeto l’integralismo islamico. Domina la miseria, la corruzione e l’analfabetismo. Non che non si sapesse, per carità, ma il racconto del viaggio in quei luoghi rende molto ma molto bene l’idea.

Il Nord Africa invece è una realtà più difficile da accettare per molti commentatori e cittadini Italiani. Questo perché stiamo vivendo un costante duello tra Buonisti e Rigoristi sul tema immigrazione, un tema però inquinato da un altissimo livello ideologico proveniente da Sinistra. Ma la realtà appunto è che il business dell’immigrazione è reale e deve assolutamente essere fermato. Chiara lo testimonia con coraggio in uno dei momenti più interessanti del libro.

Una guerra per la verità

Come dicevo all’inizio, non è stato facile scrivere questa piccola recensione, proprio perché mi sento di fronte a qualcuno che ha molto più da dire di me. Io ho 32 anni, ho viaggiato poco (con mio grande rammarico) e non conosco il mondo come Chiara.

Credo quindi di poter solo dire grazie a Chiara, per la sua forza, per la sua tenacia, per l’impegno che mette nel suo mestiere e nel dire soprattutto la verità. Tutto ciò combattendo quella guerra costante contro le asprezze della vita che si è ritrovata spesso ad affrontare.

Sono in molti a dover prendere esempio da lei, giornalisti e non.