L’estate è sempre, per quanto mi riguarda, momento più che opportuno per rilassarsi in spiaggia e all’ombra dell’ombrellone nutrire la mente con uno o più libri. Nel corso delle mie ultime ferie sono finalmente a terminare la lettura di uno dei libri per me di maggior appeal ma che dovrebbe essere di lettura obbligata anche per i nostri amministratori pubblici. Sto parlando di “La Lista della Spesa” di Carlo Cottarelli, ex commissario della Spending Review sotto i governi Letta e Renzi. Il libro tratta lo scottante ed enorme argomento della spesa pubblica e le ma mia battuta sulla lettura obbligata è la stessa presente nella prefazione del libro, scritta da Sabino Cassese.
Già leggendo la prefazione e più ancora l’introduzione si capisce subito la risposta alla domanda presente ormai nel dibattito pubblico da 25 anni.
Si può tagliare la spesa pubblica?
La risposta è, come molti di noi immaginano, è assolutamente si! Cottarelli ci chiarisce da subito dove si trovano, all’interno del bilancio, le aree in cui scavare e ottimizzare e che sono ovviamente parecchie. La stima dei risparmi possibili, semplicemente oliando i meccanismi esistenti si aggira su alcune decine di miliardi di € l’anno. Non vi dico quanti perché non voglio togliervi la “suspance” ma sono comunque un discreto numero.
Ma più di ogni altro aspetto, Cottarelli ci chiarisce che il taglio della spesa pubblica è si una questione tecnica cui bisogna prestare attenzione, ma è soprattutto una questione di volontà politica. La raccomandazione è quella di agire con un bisturi, perché il paziente Italia è delicato, ma comunque con decisione. E’ necessario infatti definire cosa deve fare lo stato e come deve farlo. In altre parole, definire una politica amministrativa ed economica che abbia degli obbiettivi chiari di spesa (o non spesa). Da questi dipenderà di conseguenza il livello di debito pubblico e di pressione fiscale.
La volontà necessaria
Cottarelli rimane neutrale a livello di indicazioni politiche. Pur avendo fatto parte dei governi Letta e Renzi non risparmia alcune piccole, quasi impercettibili, frecciate nei confronti dell’ambiente ministeriale trovato. La spesa pubblica in Italia, si sa, è cronica. E’ da sempre causa di mangiatoie, nomine personalistiche, sprechi interessati, compravendita di voti, pensioni facili. In questi anni l’opinione pubblica ha sentito molto il bisogno di efficienza ma la classe politica che è stata chiamata a rispondere non ha saputo farlo. Il debito pubblico è oggi a livelli record e la spesa è comunque aumentata e non diminuita.
Il viaggio proposto da questo libro apre interessantissime prospettive perché mostra una realtà cruda ma in cui c’è spazio per essere ottimisti, ovviamente riguardo la riduzione della spesa pubblica. Si può fare. Ma inevitabilmente, come già ribadito più volte anche su questo blog in occasione di manovre economiche passate, serve la volontà di farlo. Una volontà ferrea. E una preparazione sulla materia quasi altrettanto forte.
Ridurre la spesa pubblica è necessario, ma la classe politica Italiana non solo non ci sente. Anzi, proprio in questi giorni assistiamo alla nascita del governo più statalista della storia della Repubblica, un governo che non potrà che peggiorare le cose e che speriamo duri il meno possibile.
Cottarelli ci indica la strada, a noi non resta che imboccarla con decisione. Speriamo al più presto.