Pronti via ed ecco che subito c’è una bella polemica sul futuro di Forza Italia con cui aver a che fare. Il caso è quello dell’astensione di tutto il Centrodestra sulla proposta di commissione di vigilanza della senatrice a vita Liliana Segre vittima di alcuni pesanti insulti antisemiti. La polemica è nata proprio sul fatto che secondo Mara Carfagna il partito avrebbe compiuto, astenendosi, una scelta antistorica. Un distinguo che non serviva e che non aiuta ne la sua causa, ne quella di Forza Italia, specie in un momento così delicato.
Di seguito il tweet incriminato:
Un rinnovamento indubbiamente necessario
La Carfagna da tempo mostra parecchia insofferenza verso i Sovranisti in generale. Addirittura non ha partecipato alla grande manifestazione unitaria in Piazza San Giovanni adducendo come motivo il fatto che quella fosse una manifestazione soltanto Leghista e che in piazza ci fossero degli estremisti di Casapound. Ne avevo già parlato in un post precedente che trovate qui, quindi non torno sull’argomento specifico. Quello su cui voglio soffermarmi in questo post è la visione piuttosto centrista che porta Mara a fare questi distinguo che ritengo sbagliati e dannosi.
Che Forza Italia abbia bisogno di un rinnovamento completo è cosa ormai chiara a tutti. Tanti all’esterno danno questo partito per morto ma è cosa già avvenuta numerosissime volte senza che questo sia mai accaduto davvero. Ciò nonostante è anche vero che il partito vive il punto più basso della sua storia e giustamente molti dei suoi attuali aderenti si chiedono che fare per il futuro. Di recente inoltre si è avuto una sorta di mini-lotta di correnti interna fra la stessa Carfagna e Giovanni Toti. Una contesa finita senza esito perché Berlusconi, in estate, ha fatto saltare le nomine di entrambi i coordinatori. Questo ha causato l’uscita di Toti (già in rotta da diverso tempo) e il congelamento di Mara che si è sentita evidentemente messa da parte, in qualche modo. L’incertezza ha regnato sovrana fino a Piazza San Giovanni, punto di svolta decisivo.
La visione di Mara e la realtà
Da qui forse, si originano le polemiche di questi ultimi tempi. La visione di Mara è distante dal Sovranismo di Salvini e della Meloni e questo ci sta perché ha pienamente ragione quando afferma la necessità di recuperare l’identità del partito. Ma è anche vero che la stessa visione sembra prefigurare un forte contrasto con gli alleati di Destra. Un contrasto assolutamente intempestivo vista la sinergia ritrovata dopo Piazza San Giovanni. Oltretutto, la visione di Mara sembra contemplare senza indugi l’appartenenza al PPE, cosa su cui come sapete ho seri dubbi. Non perché sia motivo di contrasto con gli alleati, ma perché a mio parere difficilmente potrà rappresentare un punto fermo utile alla rinascita del partito.
Le parole d’ordine per Mara sembrano essere Liberalismo, Popolarismo, Moderatismo, Europeismo. Sono d’accordo sul primo, sul secondo e terzo ritengo si stia parlando di parole ormai vuote e/o superate. Sul terzo, se significa essere pro-UE allora sono nettamente contrario. Per un liberale l’Unione Europea dev’essere considerata come minimo un lavoro molto mal riuscito e da cambiare completamente. Si capisce quindi che Mara sembra guardare all’Italia e all’Europa con una certa nostalgia per i tempi in cui quei termini avevano senso e potevano rappresentare una prospettiva politica seria.
Ma non si può parlare di rinnovamento e ricercare nuovamente vecchi equilibri perduti. Specie con i distinguo cui ci ha abituato negli ultimi tempi. Il punto di riferimento principale per la visione della Carfagna, il PPE, è lo stesso schieramento Europeo che aveva come “spitzenkandidat” tale Manfred Weber, uno dei più grandi falchi dell’austerity presenti all’Europarlamento e secondo solo a pochi altri. E sempre il PPE è lo stesso partito che per 25 anni, direttamente o indirettamente, ha spartito il potere con il PSE, non esattamente un gruppo liberale. L’Europa di oggi è il risultato di questa pessima gestione.
E quindi il caso Segre e l’inutile distinguo
E’ con queste premesse che si arriva quindi al caso Segre. Alla Senatrice a Vita sono stati a quanto pare rivolti insulti antisemiti, cosa di cui ovviamente sono più che dispiaciuto. Ma questo non può diventare una scusa per inaugurare un’ennesima commissione parlamentare (addirittura straordinaria) contro l’odio e la discriminazione.
- Le commissioni di questo tipo difficilmente servono a qualcosa. Le commissioni parlano, tanto, segnalano, ma non cambiano la sostanza delle cose.
- E’ evidente l’uso strumentale che se ne vuol fare, specie in tempi di “Hate Speech” e censure spacciate per necessità democratica “contro l’odio”.
- Prestarsi a fare l’indignata per la decisione di astenersi è un errore non da poco perché non porta nessun contributo alla causa del rinnovamento del partito. Per altro ci sono già formazioni pseudo moderate che stanno dall’altra parte della barricata, non c’è bisogno di aggiungerne una nel Centrodestra.
Dunque il distinguo di Mara non è servito proprio a nulla. Anzi, lo stesso Berlusconi ha ricordato giustamente che nessun altro governo della Seconda Repubblica è più stato vicino ad Israele e al popolo Ebraico di quelli del Centrodestra. Quindi fa abbastanza ridere che si accusi di odio verso gli Ebrei il nostro schieramento.
Oltretutto questa polemica mostra chiaramente che gli unici che hanno gradito la sparata sono proprio gli avversari, mentre da questo lato nessuno ha fatto salti di gioia. Questo a ulteriore riprova dell’inutilità della mossa.
Tutto ciò rende ancora più triste la realtà: Mara è l’unico volto spendibile, all’interno di Forza Italia, per un rinnovamento del partito, nessun altro esponente è abbastanza noto, telegenico e in gamba per poter gestire una missione di rinnovamento sicuramente complessa. Ma è necessario che il tiro venga aggiustato quanto prima. Sul Free Speech e su molte altre questioni.
Sono del tutto d’accordo. Mara è un valore aggiunto ma deve evitare di prendere strade sbagliate che la porterebbe fuori dal centro destra?