Sabato 19 Ottobre 2019, in quel di Piazza San Giovanni in Laterano in Roma, verrà ricordata a lungo come un momento fondamentale nella storia. Una storia a volte travagliata, della coalizione di Centrodestra, che però negli anni ha resistito nel suo concetto anche a improponibili e inopportune fughe in avanti di alcuni dei suoi protagonisti. Era da molto tempo che il popolo del Centrodestra, nel suo insieme, aspettava un momento così. Tantissime bandiere, tanti slogan, ma tanta voglia anche di esserci e mandare un segnale chiaro e forte. Non tanto forse al governo più di Sinistra della storia italiana, quanto semmai ai suoi stessi leader, quasi a voler rammentare una profonda verità. Si vince e si perde insieme, uniti, come un unico schieramento e le divisioni non servono a nessuno, se non ai nemici.
E in questo particolare momento, questa lezione, risuona in maniera ancor più chiara non tanto per Salvini quanto semmai per Silvio Berlusconi e Forza Italia. La presenza dei forzisti e del leader azzurro infatti, non era scontata e fino a pochi giorni fa anche a livello locale i militanti non avevano neanche indicazioni chiare sulle modalità di partecipazione. Ma alla fine Berlusconi si è convinto e nell’opinione del sottoscritto, che in piazza San Giovanni c’era, la scelta è stata quantomai azzeccata.
Anni di errori che finiscono
Gli ultimi 8 anni, per la parte liberale e liberista del Centrodestra, sono stati devastanti, un bagno di sangue, senza esagerazione. Da dopo il 2011, da quel golpe bianco che c’ha regalato il fenomenale governo Monti, la quantità di errori del Cavaliere era aumentata esponenzialmente, toccando il massimo nel 2015 con il famigerato “Patto del Nazareno”. Quella scelta tracciò un solco tra la classe dirigenze di Forza Italia fedele a Berlusconi e una parte consistente sia di altri dirigenti, sia soprattutto con una parte assai significativa della base elettorale.
Sono stati anni molto difficili. Non era più chiaro da che parte stava Berlusconi. Spesso le sue dichiarazioni o non aderivano alla realtà delle cose oppure, peggio ancora, andavano nella direzione contraria al sentimento della nostra base elettorale. In qualche caso, addirittura, certe dichiarazioni avevano aperto nuovamente a possibili collaborazioni di governo con il Partito Democratico, anche dopo la sciagurata esperienza del Nazareno. Tutto ciò ovviamente ha contributo ad allontanare ancora di più gli elettori e a far perdere fiducia in un partito che è andato sempre più svuotandosi. Fino ad oggi.
Piazza San Giovanni non è stata solo il punto di ripartenza che il popolo del Centrodestra attendeva da anni, è stato anche un momento in cui si è stabilito da parte dei 3 leader, una sorta di “reset” almeno parziale. Si riparte da qui, senza polemiche, da una piazza piena di bandiere della Lega, di Fratelli D’Italia ma anche di Forza Italia. E poco importa se queste ultime sono state meno delle altre. Così come importa poco che sui grandi pannelli a lato del palco ci fosse solo il simbolo della Lega. Il punto fondamentale di quella giornata è stato un altro. Essere stati insieme, finalmente, popolo e leader, dalla stessa parte, per lo stesso obbiettivo.
Una ripartenza soprattutto per Forza Italia
Dei 3 partiti, quello che senz’altro aveva più bisogno di una svolta, era decisamente Forza Italia. L’uomo che aveva inventato quasi dal niente il Centrodestra non poteva lasciarsi finire di ignavia in un limbo di indecisione come quello in cui era piombato negli ultimi anni. Una situazione ancor più accentuata nel corso degli ultimi 18 mesi dove vari esponenti anche di primo piano del partito si lasciavano andare a dichiarazioni sempre più ondivaghe. Tutto questo con sullo sfondo un europeismo filo PPE che ancora non è svanito, ancora è forte l’immagine di Tajani presidente dell’Europarlamento. Ma che forse da adesso in poi può essere almeno messo in discussione.
La presenza in piazza San Giovanni ha mandato un segnale preciso all’elettorato di Forza Italia. Il ritorno al campo di appartenenza è avvenuto e al di là delle differenze che ci possono essere con gli alleati, da qui non ci si muoverà più. Questo ha anche messo in guardia alcuni esponenti del partito che hanno qualcosa in contrario, evidentemente, rispetto a questa svolta. In primis la Carfagna e Brunetta che non sono andati in piazza in polemica con la decisione di Berlusconi. La prima in particolare, negli scorsi giorni è intervenuta a “Carta Bianca” su Rai3 spiegando le proprie ragioni. Queste motivazioni, a mio avviso sono in parte condivisibili, ma in parte nascono dai presupposti sbagliati.
Alcuni dissentono ma sbagliano
Sarebbe troppo lungo parlarne in questo post ma per essere brevi: la Carfagna ritiene che in piazza San Giovanni ci sarebbero stati degli estremisti, riferendosi ad alcuni membri di Casapound. Io ero presente ed in effetti ci sono stati, ma erano pochi e la folla li ha subito fischiati e allontanati, finendo relegati in larga parte ai margini della piazza. Successivamente ha affermato che non era il caso di andare perché la manifestazione era della Lega e FI e FDI sarebbero stati solo degli ospiti.
Qui il video dell’intervista a Cartabianca di Martedì scorso.
Con questa affermazione, a mio modesto modo di vedere, la Carfagna dimostra di non aver capito quanto fosse in realtà importante quel momento di aggregazione. Chi era presente in Piazza San Giovanni non erano estremisti, o leghisti esagitati, ma gente che addirittura, in molti casi, in passato, ha votato per Forza Italia. Parliamo dei tempi in cui Berlusconi polarizzava la politica italiana e il sogno della rivoluzione liberale era ancora vivo. Gli elettori di piazza san Giovanni sono questo: delusi. Delusi e arrabbiati perché in passato la missione non è stata portata a termine. E quelli che non sono arrabbiati sono silenti, nel non voto, che aspettano di ritrovare sulla scena un partito liberale e liberista convinto ma sempre e comunque alternativo alla sinistra e ancorato ad un idea Conservatrice d’Europa.
La via giusta
Valori Cristiani, Occidente, Libertà individuale ed economica, Atlantismo, Federalismo. Queste sono le cose di cui si deve parlare in TV e all’elettorato perché questi sono i temi e i valori di quello che è sempre stato l’elettorato Forzista. Un elettorato che una volta era moderato e che oggi è fieramente e convintamente Conservatore. Perché la minaccia progressista è l’unica da cui bisogna veramente guardarsi, una minaccia dalle molte sfaccettature. Estremismo Ambientale, fanatismo sui diritti civili, criminalizzazione della ricchezza, statalismo sfrenato coperto con la scusa del Green New Deal, relativismo culturale.
Non ci può essere una vera e propria Forza Italia 2.0 se non si comprende bene il contesto e si fanno analisi partendo dai presupposti sbagliati. Parole come “Moderati” e “Popolari” sono oggi vuote e prive di significato, perché abusate e depauperate di concretezza da ciò che sono stati gli ultimi 25 anni. Oggi hanno senso parole come, Libertà, Conservazione, Federazione: temi che possono unire nella diversità e rappresentare una base solida da cui partire.
Spero che la Carfagna e chi la segue lo capisca presto. Mara è forse l’unica che in questo momento può inaugurare un ciclo di rinnovamento vero e serio in FI. Ma non andrà lontano se non comprende che pur avendo ragione nel voler riscoprire l’identità di Forza Italia, quell’identità va declinata oggi in modi e forme diversi da quelli degli anni 90. E’ cambiato il mondo, è cambiata l’Europa, l’Italia deve ancora cambiare. Ma per cambiare l’Italia serve prima cambiare Forza Italia.