Come la Sabbia di Herat

Chiara Giannini e il sottoscritto.
A sinistra Chiara Giannini, a destra il sottoscritto.

Questo libro è diverso dagli altri che leggo normalmente. Qui si parla di Guerra (in Afghanistan e non solo) ma non nel modo che ci si può aspettare da altri libri su questo argomento. Si parla di guerra interiore, tra quella parte di noi stessi che in preda alle difficoltà vorrebbe mollare tutto e lasciarsi andare e l’altra parte che per orgoglio, rabbia e istinto ci spinge a reagire ed andare avanti, nonostante le difficoltà, nonostante tutto. Ed è per me più difficile del solito dire cosa mi lascia questo libro, anche se posso sicuramente affermare che provo un certo senso di rassicurazione leggendo il modo in cui Chiara Giannini, l’autrice del libro, ha affrontato le numerosissime sfide della sua vita.

Invidio molto Chiara per l’enorme forza d’animo che ha, anche perché non sono sicuro di poter dire altrettanto per me (e forse è meglio che siano altri a dirlo per me). Mi accontenterei di averne almeno una piccola frazione. E non posso paragonarmi a lei. Finora infatti, non ho affrontato sfide come quelle vissute da Chiara. Non ho quindi il “metro” per poter fare paragoni di questo genere e chissà se lo avrò in futuro.Ma vorrei tentare di eguagliare quel livello di caparbietà, coraggio e fermezza che in certi passaggi del libro trasudano dalle sue parole.

Il libro, l’Afghanistan, il Nord Africa

Come la sabbia di Herat (Afghanistan)

Come la Sabbia di Herat è un racconto di tante storie particolari e che legano Chiara alle vite di numerose altre persone di grande valore. In primis i ragazzi deceduti in Afghanistan, in seconda battuta (ma non meno importanti) le numerose storie di colleghi, amici e parenti che hanno segnato con la loro morte o con la loro vita quella dell’autrice del libro. E si capisce, leggendole, perché.

Il libro tocca anche molti momenti professionali di Chiara, momenti in cui ha anche letteralmente rischiato la vita. Grazie a questi racconti si apprendono anche delle verità importanti su quella che è la realtà dell’Afghanistan e del Nord Africa di oggi. Nel paese che era dei Talebani è ancora vivo e vegeto l’integralismo islamico. Domina la miseria, la corruzione e l’analfabetismo. Non che non si sapesse, per carità, ma il racconto del viaggio in quei luoghi rende molto ma molto bene l’idea.

Il Nord Africa invece è una realtà più difficile da accettare per molti commentatori e cittadini Italiani. Questo perché stiamo vivendo un costante duello tra Buonisti e Rigoristi sul tema immigrazione, un tema però inquinato da un altissimo livello ideologico proveniente da Sinistra. Ma la realtà appunto è che il business dell’immigrazione è reale e deve assolutamente essere fermato. Chiara lo testimonia con coraggio in uno dei momenti più interessanti del libro.

Una guerra per la verità

Come dicevo all’inizio, non è stato facile scrivere questa piccola recensione, proprio perché mi sento di fronte a qualcuno che ha molto più da dire di me. Io ho 32 anni, ho viaggiato poco (con mio grande rammarico) e non conosco il mondo come Chiara.

Credo quindi di poter solo dire grazie a Chiara, per la sua forza, per la sua tenacia, per l’impegno che mette nel suo mestiere e nel dire soprattutto la verità. Tutto ciò combattendo quella guerra costante contro le asprezze della vita che si è ritrovata spesso ad affrontare.

Sono in molti a dover prendere esempio da lei, giornalisti e non.

Silvio e il futuro del Centrodestra

Ho appena finito di vedere Silvio su RaiDue. Mi sorgono subito 2 considerazioni spontanee sul futuro del Centrodestra italiano.

Le Primarie

Silvio Berlusconi

Il Centrodestra nei sondaggi è maggioritario e quando è stato unito difficilmente è stato sconfitto e in ogni caso ha sempre venduto cara la pelle. Ma le lacerazioni che stiamo vedendo in questi giorni per le candidature a Sindaco in molte città non sono certo produttive. Proprio non se ne vuole parlare di primarie eh? Bisogna per forza perdere così tanto tempo in trattative estenuanti? Quando si capirà che dare voce alla base è una mossa fondamentale per acquisire solidità e credibilità non sarà mai troppo tardi. Silvio avrebbe l’autorevolezza per poterle chiedere, almeno per i centri più importanti. La Meloni c’ha provato ma sfortunatamente non pesa abbastanza (per ora) nelle urne per cambiare le carte in tavola.

La Merkel

Vedo che il Cavaliere parla di nuovo di vicinanza alla Merkel. Sono confuso. Da leader disponibile e autorevole alla “culona inchiavabile” e poi di nuovo leader aperto al confronto e al dialogo, come stasera. In mezzo i fatti del 2011 e tutto quello che ne è conseguito. Io non mi fiderei più sinceramente. La Geopolitica è un gioco pericoloso e difficile e la Germania guarda ormai da 25 anni solo ai propri interessi. Oltretutto la Merkel stessa è in fase di tramonto e quindi in Europa potrebbe non avere più la capacità di incidere di un tempo.

L’orizzonte futuro

Mediaticamente Silvio tira ancora, non come un tempo ma abbastanza per ricavarsi sempre uno spazio. Però sembra non aver ancora accettato il fatto che sempre meno gente vedere l’Europa alla “PPE” come credibile (men che meno la Merkel e la Germania), dunque il declino, se la situazione resta questa è irreversibile. La mossa coraggiosa sarebbe ripensare il collocamento all’Europarlamento e spostarsi verso un opposizione pragmatica. Anche solo per non darla vinta a chi, in fin dei conti, non si è fatto scrupoli 8 anni fa a mettersi di mezzo. Il futuro del Centrodestra dipende anche da questo.

Il vero falso profeta

Guy Verhofstadt

“Falso profeta” è l’accusa che Guy Verhofstadt, leader nell’Europarlamento del gruppo dei Liberal Democratici, rivolse ad Alexis Tsipras nel lontano 2015. All’epoca il Belga, accusò il neo-premier Greco, con soddisfazione di molti, compresa la mia, di essere un ciarlatano. Quest’ultimo minacciava di rovesciare l’UE in quanto colpevole di un Austerity mortale ma in realtà non avrebbe saputo o potuto fare niente di quel che si proponeva per combatterla. E’ andata esattamente così e sto ancora godendo per la figura misera rimediata dal Greco. Tuttavia, il nostro amico delle Fiandre non è esentabile da critiche, anzi. La stessa accusa di falso profeta che rivolse a Tsipras si può oggi rivolgere a lui stesso.

Perché?

Verhofstadt nasce liberale e liberista (qui l’articolo di oggi del sole 24 ore e qui la pagina Wikipedia) ma col tempo, a modesto parere di chi scrive, si dimentica dei principi di base del liberalismo che personalmente riassumo così:

  1. Ricerca costante della massima libertà per l’individuo, compatibilmente col rispetto della libertà altrui. Un individuo penserà sempre alla ricerca del meglio per se stesso e in moltissimi casi sarà in grado di provvedere da solo ai propri bisogni.
  2. Minor intromissione possibile dello stato o di enti assimilabili ad esso nella vita delle persone. Lo stato è (un male) necessario, come dicono alcuni filosofi liberali, bisogna cercare di non farlo diventare mai più grande dell’indispensabile.
  3. In conseguenza dei punti 1 e 2, la religione, le tradizioni e la cultura di un individuo devono essere sempre rispettate, fin quando per motivi acclarati e non interpretabili non diventino motivo di oppressione per altri individui o gruppi di individui.

Liberale a parole

Perché dunque Verhofstadt ha tradito questi principi? E’ presto detto. Questo signore Belga fa parte, anzi, è il leader del gruppo dei “Liberal Democratici”, gruppo rilevante del Parlamento Europeo che si definisce appunto “liberale”. E’ auspicabile dunque che un gruppo del genere si prodighi e cerchi di portare avanti per quanto possibile, provvedimenti e battaglie ascrivibili a questa filosofia politica.

Ciò in questi anni non è avvenuto e quando si è visto qualcosa i provvedimenti sono stati incompleti e marginali. Sono pochi i provvedimenti su cui si può effettivamente dire che l’Unione Europea abbia davvero fatto qualcosa di liberale. Mi viene in mente solo l’abolizione del roaming Europeo, anch’esso purtroppo ancora parziale. Anche perché gli operatori non consentono attualmente di utilizzare il 100% dei pacchetti d’offerta anche all’esterno ma solo una parte. Sorvolo sulla direttiva Bolkestein che merita un post a parte ma che rappresenta anch’esso la montagna che ha partorito un topolino.

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